Accaduto a Coteto | |
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12 marzo 2014 |
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Non è per dovere d’ufficio (o di omonimia) che esprimo solidarietà e partecipazione al Parroco di Coteto, ma c’è qualcosa nell’articolo apparso sul Tirreno che non mi quadra. Mi riferisco alla attribuzione dell’inqualificabile episodio a “nomadi” e “Rom”. Per quel poco che conosco di quel mondo il fatto mi sembra inverosimile. Non voglio essere netto nel non accusare i Rom come chi li accusa con certezza identificando addirittura il gruppo di appartenenza. La cosa che più mi sconcerta nella descrizione del fatto è la donna a seni nudi. Chi appartiene ai mondi Rom, sia musulmani come i kosovari, ortodossi come i rumeni, o evangelici mantiene costumi molto pudichi. Per fare un esempio mai si troverà in un campo o intorno ad una carovana della biancheria intima stesa ad asciugare perché viene tenuta nascosta o coperta da altri indumenti. Le donne portano gonne lunghe con le calze, anche d’estate. Tali comportamenti sono così radicati nella loro cultura che è impensabile immaginare una trasgressione così descritta fosse anche sotto gli effetti della birra.
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